Ti vedo per la prima volta e... tac. Arriva il primo, piccolissimo sassolino. Lezione dopo lezione, i sassi si moltiplicano, diventano due, quattro, dieci, venti. La mia pancia è pesante e respira a malapena. Così capisco che la mia infatuazione sta diventando sempre più seria, e non sarà facile gestirla, anche se so che rimarrà tale. Forse è proprio questo quello che mi preoccupa, che preoccupa la mia pancia e i suoi ospiti all'interno.
E' buffo, quello che
succede. Qualche ora prima di vederti, la pancia sassosa urla e si contrae, non
mi dà pace. Poi ti vedo e tutto si calma. Sento ancora la tensione, ma è
sopita, come se i miei piccoli sassi assetati vedendoti, abbiano finalmente
trovato l'acqua. Tuttavia, è una sensazione temporanea. Quando vado via, si
risvegliano e cominciano il loro lamento. Ormai mi ci sono abituata. Pian piano
si calmano, devono riposarsi anche loro, in attesa dei round successivi.
Questa “cosa” che
sento per te non so come definirla. Non ho mai pensato di etichettarla in
qualche modo, anche perché, superata una certa età, parlare o comunque cercare
di definire qualsiasi forma di amore è per me uno spreco di fiato. La mia
psicologa mi ha chiesto più volte se sono innamorata di te. Ancora adesso,
ripetendomi questa domanda nel silenzio della mia stanza, non riesco a darle
una forma, non la visualizzo chiaramente : come un oggetto che non riesci a focalizzare,
perché è troppo lontano da te. Cosa significa per me essere innamorata di
qualcuno? O meglio, cosa ha significato in passato, quando avevo vent’anni e
tutto mi sembrava possibile, o quasi. Cosa significa ora, che ne ho quasi trentasette,
e tutto mi sembra impossibile, o quasi.
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